Le
parole del Pascoli
E' nota la propensione del Pascoli per le
parole di Toscana e, particolarmente, per le parole del
territorio di Barga, città della Media valle del Serchio
nella parte settentrionale della provincia di Lucca, in cui il
Pascoli scelse di vivere (a Castelvecchio, che ha preso poi il
nome di Castelvecchio Pascoli) dal 1895 fino alla morte.
Di fatto, proprio per questo, tante
pagine della sua poesia (ma frequentemente anche pagine della
prosa) risultano perfino oscure, cosa che gli fu subito
rimproverata sia dagli amici sia dai recensori delle sue
raccolte poetiche.
L’adesione al dialetto per il Pascoli
rispondeva a una necessità personale di essere tutt’uno con
le cose: senza le parole di un dialetto infatti “gran parte
del mondo si scolorisce, si appanna, si annulla per noi”,
come egli scrisse in Fior da fiore, antologia italiana
per le scuole, in una sorta di appello alla scuola perché
“non bandisca così severamente il dialetto”.
D’altra parte anche all’interno
dell’italiano in più di un caso si scopre che il Pascoli
ama ripetere le forme tradizionali in area barghigiana che
coincidano con la lingua.
Leggiamo alcuni
versi, tra i tanti che si
potrebbero scegliere:
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